Interpretare la musica

Di solito, per spiegare ad un allievo come eseguire i segni dinamici e di articolazione e come effettuare un buon legato, si trasmettono le conoscenze tecniche necessarie attraverso il metodo trasmissivo-addestrativo, utilizzando cioè spiegazioni verbali e dimostrazioni allo strumento (“lo staccato si esegue così”, “fa come faccio io”); questo approccio tende a produrre da un lato degli alunni tecnicamente validi e preparati, ma dall’altro delle esecuzioni fredde e piatte dal punto di vista espressivo. Per ovviare a questo problema gli insegnanti si producono in descrizioni evocative del contenuto musicale del pezzo; tali descrizioni dovrebbero aiutare l’allievo ad immedesimarsi nella musica e quindi ad interpretarla meglio. Spesso però questo non accade, poiché il racconto dell’insegnante riguarda la sua personale visione di quella musica che non sempre riesce ad entrare in risonanza con il mondo interiore dell’allievo. Il risultato di tutto ciò è uno studente che cerca di accontentare le richieste dell’insegnante facendo quello che gli viene detto senza alcuna partecipazione interiore (che invece è fondamentale quando si suona uno strumento).

Secondo questo approccio invece lo studente stesso è il protagonista di una ricerca interpretativa che nasce  dal e nel suo mondo interiore, perché i compiti assegnati si riferiscono a ciò che il ragazzo conosce e che gli è familiare (ad esempio il titolo Storiella divertente rievoca situazioni buffe e allegre che a tutti è capitato di vivere, ma ognuno in maniera diversa dagli altri). Ogni richiesta rispetta e valorizza l’unicità degli alunni, poiché è loro permesso di compiere esperimenti in prima persona avendo come principale maestro la propria sensibilità. Il lavoro di gruppo, inoltre, favorisce il confronto e la crescita costruttiva evitando il pericolo di sentimenti di svalutazione, poiché nel gruppo tutti si viene valutati dagli altri e tutti si è valutatori dell’operato altrui. Di particolare importanza è il lavoro di manipolazione di brani musicali esistenti e quello di composizione, perché rende l’alunno creatore di ciò che esegue e non più solo esecutore: ciò gli permette di immedesimarsi molto più agevolmente in ciò che suona (“fai finta di essere tu ad avere composto questo brano” era il consiglio che l’insegnante di pianoforte dava a me quando ero ancora una studentessa!).

Al termine di questo percorso, perciò, l’alunno è capace di mettere in relazione gli aspetti teorici e tecnici dell’esecuzione di un brano con quelli interpretativi, guidando ogni scelta con la propria sensibilità.

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