La Seconda Guerra Mondiale: ricostruzione di contesti di vita

Solitamente la partecipazione degli alunni durante una lezione frontale è scarsa o nulla, proprio perché manca una fase preliminare di attivazione, manca, cioè un intervento capace di accendere le loro menti, di coinvolgerli davvero in ciò che si propone, pertanto il loro apporto alla lezione si traduce in un silenzio assenso assonnato. Ecco che, allora, la proposta agli allievi di una canzone ad inizio lezione, a scuola, là dove la musica è , di solito, bandita, può essere la chiave capace di aprire lo scrigno della loro disponibilità a stare a sentire ciò che noi abbiamo da dire. Ancora, l’idea della ricerca e della consultazione delle fonti è qualcosa di molto più impegnativo rispetto allo studio mnemonico del manuale in vista della verifica. Eppure, dagli allievi non viene certamente percepito come tale, proprio perché cosa “altra” dal trascorrere i pomeriggi sui libri, e, tuttavia, si tratta di un input d’importanza sostanziale per lo sviluppo di una competenza che va ben oltre l’acquisizione di nozioni e cioè, appunto, il lavoro di ricerca, consultazione ed analisi delle fonti, competenza che, francamente, è assente in molti adulti. La proposta di quello che viene definito compito di realtà (la ricerca concreta, appunto, reale, delle fonti) che sfugge alla costrizione libresca e tradizionale, stimola negli allievi risorse che, altrimenti, essi non attiverebbero. Tutto
questo senza dimenticare la necessità di conoscere la storia, ma la seconda guerra mondiale non viene proposta con le parole stantie e vuote di un libro, bensì con le parole vive di coloro che ne sono stati protagonisti; il tutto senza lasciare gli allievi completamente privi, però, di un supporto; di qui la presentazione delle linee guida degli eventi storici sulla piattaforma moodle. Ancora, diversamente dalla lezione tradizionale in cui il protagonista è l’insegnante che spiega, nell’attività proposta si assiste ad un ulteriore ribaltamento, in quanto il focus è, ora, sugli allievi; sono loro che conducono la lezione, loro ne sono gli interpreti, tramite il lavoro di gruppo, capace di tradursi in costruzione sociale di conoscenza che, proprio per questa sua natura, si sedimenterà molto più facilmente e con molta più chiarezza e consapevolezza nei ragazzi e diverrà materiale a loro disposizione, tale da permettere, ad esempio, di vestire i panni di un uomo, di una donna, di un soldato dell’epoca della seconda guerra mondiale che scrive una lettera farcita di ciò che vede attorno. Ciò va a provare, in un certo modo, non solo la loro capacità di utilizzare le nozioni acquisite tramite il lavoro sulle fonti per ricostruire la realtà dell’epoca, ma stimola la loro fantasia ed evita il fossilizzarsi di conoscenza inerte e fine a se stessa.
Ancora, il lavoro di ricerca, da parte degli studenti,delle fonti negli archivi del Comune diventerà occasione irrinunciabile, non solo per entrare, forse per la prima volta della loro vita in un archivio, ma anche per acquisire familiarità con il territorio che sta loro attorno e che poco conoscono, magari anche osservandone, tramite le fonti, i cambiamenti nella dimensione diacronica. In questo senso anche la visita all’associazione A.N.C.R. (molti sicuramente non sono nemmeno al corrente della sua esistenza) potrebbe essere l’occasione d’incontro con personaggi che la storia l’hanno fatta davvero, l’hanno agita, masticata.
Infine, il processo di valutazione che apre le porte al contributo degli allievi stessi risulta essere un’innovazione notevole rispetto alla valutazione venuta dall’alto, per così dire, dall’insegnante. Non solo responsabilizza e rende molto più consapevoli gli alunni, ma, al tempo stesso, consente loro di sentirsi più liberi e meno in imbarazzo nella presentazione dei loro lavori che saranno valutati da coetanei.

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